L’anima del lupo, nuova via alla Cima Tosa – Dolomiti di Brenta
Nuova via alla Cima Tosa, Dolomiti di Brenta
Solito scambio di messaggi e telefonate con Roberto sulle condizioni di ghiaccio pre-inverno in Brenta.
Oramai sta diventando un appuntamento fisso, non appena si respira nell’aria il “cambio di stagione” la mente ritorna a sognare fredde avventure tra le pieghe delle pareti.
Grazie ad un giro di “perlustrazione” di Roberto è ormai certo che sulla Parete nord di Cima Tosa si sia formata quell’effimera linea che nei precedenti anni abbiamo sempre visto sottile sottile, quasi inesistente ma che la mente sognava e immaginava quel giorno in cui particolari condizioni ce l’avessero fatta trovare larga come una strada.
Un’occasione da non perdere visto l’inizio inverno con scarsità di neve al suolo e dunque avvicinamenti più agevoli.
Detto, fatto! La sera del 9 dicembre ci ritroviamo all’invernale del Rifugio Brentei.
Il mattino seguente siamo all’attacco e come da previsione non manca il forte, fortissimo vento che ci accompagnerà per tutta la giornata. Maschera obbligatoria!
Fa freddo, freddissimo!! La parete è molto sporca di neve, tutto sommato siamo anche riparati dalle forti raffiche di vento ma saliamo lenti: in queste condizioni non potremmo fare altrimenti.
La prima parte alterna sezioni su ghiaccio e misto a sezioni su roccia; saliamo 4 tiri, ne mancherebbe uno per arrivare al nevaio ma il buio è imminente e visti gli impegni del giorno successivo cmq dovremmo scendere senza riuscire ad arrivare in cima. Buttiamo le doppie e rientriamo.
Dopo un paio di settimane riusciamo di nuovo a tornare ma per questo nuovo tentativo scegliamo di salire dalla Val Brenta: il 27 sera saliamo alla malga Val Brenta alta dove passeremo la notte. Il mattino di buon ora si parte e per le 8 siamo pronti ad attaccare. Le condizioni della parete sono un po’ migliorate essendo meno “sporca” di neve e non essendoci vento. In poche ore saliamo quei 4 tiri già aperti nel precedente tentativo, apriamo un nuovo tiro e in breve siamo sul nevaio sotto la lunga colata. Roberto mi lascia condurre questa prima parte, poi lascio a lui il primo tiro della colata dal nevaio.
Al tiro successivo riprendo a salire la colata che si presenta in un crescendo di difficoltà, la parete è verticale e si alternano tratti su neve trasformata a cui rilanciare, a tratti di neve inconsistente che ostacola la possibilità di protezione. Quelle poche piazzate sono molto aleatorie, bisognerebbe fermarsi a ripulire tutta la neve che ricopre la roccia … ma sarebbe un lavorone: piazzo le protezioni un po’ la dove la parete mi offre possibilità e salgo.
Siamo saliti arrampicando sempre in libera e utilizzando per proteggerci protezioni veloci, clessidre, viti e chiodi nelle soste laddove era impossibile fare diversamente: mi piace questo stile, è quello che preferisco e più mi si addice.
Da metà della colata alla cima i tiri si susseguono al chiaro delle pile frontali: oggi l’unica via di uscita è verso l’alto. Alle 20:30 Roberto mi raggiunge all’ultima sosta: siamo felici di questa nuova avventura assieme. Ora ci aspetta la discesa in corda doppia e il lungo cammino verso valle.
Vogliamo condividere con voi questo “piccolo grosso” rischio preso alla prima calata: martellando un nut per rinforzare la sosta di calata Roberto colpisce dal basso il sasso incastrato (dall’alto) di sosta a cui eravamo assicurati che fuoriesce: “tut a post”, ma questo è un monito a non abbassare mai la guardia anche quando le difficoltà della salita sembrano ormai alle spalle. In cima ad una via siamo solo a metà della nostra ascensione.
La parete è ripida e le doppie filano via lisce senza intoppi. Alle 5 del mattino, dopo 26 ore non stop, arriviamo all’auto nei pressi del Prà de la Casa dove Matteo ci aspetta con una fumante cioccolata calda: sempre davvero troppo gentile!
Siamo felici di questa nuova avventura e salita fatta assieme; la linea è molto bella e ogni tiro è sempre impegnativo.
Forse la parte “più impegnativa” è stata quella del nome. Dopo una serie di mie proposte, ovviamente rimbalzate, Roberto arriva con questa: “L’anima del lupo” … vabbè, la prossima volta però scelgo io il nome!
Di Roberto Parolari
Andatura elegante e discreta, carattere nobile e indipendente, predatore perseverante e implacabile dotato di grande capacità di adattamento: il lupo è una delle creature selvagge più affascinanti, dotato di un incredibile talento da cacciatore, capace di vivere in branco, in gruppo, o contemporaneamente decidere di percorrere il suo percorso di vita solitaria; animale leale ma feroce ha finito con il tempo per rappresentare la purezza primigenia della natura.
L’approccio a questa salita da parte nostra è stato puro, diretto e senza compromessi, niente fix o passi in artificiale, non è stato pianificato, per noi era normale salirla in questo modo. Quando abbiamo deciso il materiale da portarci al seguito, oltre a un buon assortimento di friend e nut ognuno di noi aveva con sè una buona e abbondante scelta di chiodi da roccia da usare per le soste di salita e di discesa; non è stato facile farlo: abbiamo dovuto lavorare di ingegno, martellando nut, aguzzando la vista per trovare clessidre, collegare spuntoni a chiodi.
Il nome della via è un elogio a questo splendido e fiero animale, io nella mia piccolezza in alcuni momenti mi sento parte di questa nobile anima.
Buon divertimento!!
Claudio e Roberto
Via: “L’Anima del Lupo” alla parete nord di cima Tosa (Dolomiti di Brenta)
Apertura: Parolari Roberto e Claudio Migliorini il 28/12/2018 (primo tentativo fino al 4° tiro il 10/12/2018)
Prima ripetizione Daniele Frialdi e Marco Verzelletti il il 12/01/2019
Seconda ripetizione Andrea Mutti e Luca Doimo 29/01/2019
Sviluppo: 550m (+300m Canalone Neri) Esposizione: Nord
Difficoltà max: IV, WI6, M6, VI su roccia.