CIVETTA VERTICALE: “Chimera verticale” e “W Mejico Cabrones”
LA STREPITOSA ACCOGLIENZA DEL VENTURINI
“…ma è così strepitosa come si dice l’accoglienza del Ventura?”
“Vedrai Vecchio! È sempre una festa quando si arriva!”
Enrico Geremia: Siamo in due cordate (Cristiano Pastorello, Andrea Simonini, Claudio Migliorini ed io) ansiose di trascorrere una serata coccolati dall’accoglienza del Ventura dopo una giornata di sano alpinismo passato sulla parete delle pareti. Che via? Chiaramente: “Chimera Verticale”. Tanto ne avevamo sentito parlare dagli amici comuni che ci avevano messo le mani (fra cui anche mio fratello Daniele) che la nostra curiosità doveva essere appagata. Causa vari impegni di Andrea e Cristiano, ci ritroviamo solo Claudio ed io. Le braccia sono un po’ stanche dalle precedenti “scampagnate dolomitiche“, ma dobbiamo approfittare degli ultimi giorni di ferie. “Claudio, domani si va su al Tissi…”
L’arrivo al Tissi è già una festa senza eguali, ritroviamo un sacco di amici con cui si parla e si discute di alpinismo, scambiando preziose informazioni sulle vie. Molte sono le cordate che l’indomani si lanceranno sulla NW: “Philipp”, “Aste”, “Livanos” e la recente “W mexico cabrones” (mio fratello Nicolò proprio su quest’ultima) sono le classiche più gettonate.
Diamo un’occhiata alla relazione, in compagnia di Alessandro Baù, cercando di approfittare di qualche consiglio. Sulla carta i primi 8 tiri di VII+ dovrebbero andar via lisci… ma conoscendo gli apritori credo che la via ci darà filo da torcere fin dalle prime tacche. Ancora due chiacchere e qualche birra, cercando di fare meno tardi possibile e… già suona la sveglia.
Claudio Migliorini: “Hei Enrico, sasso parte!?”. Ormai è un rito a cui non riusciamo più a sottrarci: tocca a lui aprir le danze. Anche se facili, affronta i primi passi della “Andrich” con decisione; alcuni metri in un diedro-fessura verso sinistra, poi via in placca verso destra, proprio dove questa è più vulnerabile. “Il facile nel difficile!”, aveva un bel dire Detassis, di facile oggi ce ne sarà ben poco! Siamo affiatati, carichi, l’umore è alle stelle, la mente è sgombra dai pensieri, i movimenti si susseguono uno dopo l’altro, come in una danza. Enrico ogni tanto mi grida che oggi sarà dura, anzi sarà proprio dura! Come dice un nostro amico greco: “Oggi il vaso è molto piccolo… speriamo di riuscire a centrarlo.”
Giunti sotto il tiro chiave ci concediamo la prima pausa; ci rincuora il fatto che stiamo andando alla stessa velocità della vicina cordata sulla “Aste”. Un’occhiata alla relazione: IX tiro. “Che dice? Sgrada?” “Scrive IV+ e poi una fila di chiodi! Sgrada dal tiro dopo!” “Ma dove eravamo quando distribuivano serietà?” “Mah, probabilmente a rampegar!”
Enrico Geremia: Mi alzo qualche metro: “Hei Claudio, mi sa che di IV+ c’è ben poco!” “Va bè, ora dovresti trovar la fila di chiodi, no?” Uno, due, tre, neanche cosi tanti! Un breve “corri fuori” dopo l’ultimo chiodo mi uccide le braccia, arrivo barcollante in sosta e urlo: “Molla tuttoooo!” Claudio mi raggiunge in un attimo, sembra quasi non sentire il tiro. Son distrutto già al IX tiro ma lui mi rincuora: “Grande! Che figata di tiro, ma non eri quello stanco? Sei una macchina!” Sorrido mentre spero di ritrovare un po’ di energia in una tavoletta di cioccolata.
Senza riposare un secondo Claudio prende il materiale avanzato dal mio imbrago e si lancia sul tiro successivo, quello ancora da liberare a causa della rottura di una presa, ma a lui quella presa non serve e arriva veloce in sosta. La via poi serpeggia fra diedrini con tecnici spostamenti in placche, disegnate da fessure orizzontali e verticali su roccia grigia sempre di ottima qualità.
Ecco il tiro del traverso di VII. “Non è difficile, solo un po’ psycho!” diceva Ale la sera prima. Tocca a Claudio, qualche sbuffata e un po’ di titubanza prima dell’arrivo in sosta, poi il classico urlo di gioia. “Ma il friend giallo a metà del traverso come aveva detto Ale?” “Eeeh? …se mi mettevo a pensar anche a quello mi sa che “saltavo giù!” “. Grande Claudio, inarrestabile.
Il tiro che mi aspetta è molto corto. Parto deciso ma mi dimentico le braccia alla sosta sotto. Dispiaciuto prendo un cliff, lo appoggio, lo carico con una staffa e via, prendo una tacca che riesco a tenere al pelo e son fuori. Mi guardo attorno…Tofane, Marmolada e… mio fratello Nicolò sul pilastro di “W Mexico”.
Mi vede e con la sua solita allegria mi saluta: “Hei Balotinnn, come va? Dura?”, “Noo…figurati! Cliffo sempre sul facile! Le braccia però…quelle si che son dure!”
Fin qui è andata alla grande, in libera per Claudio e una “cliffata” per me; un attimo di riposo comunque ci vuole: penultimo tiro, sono le sei, al massimo per le sette siamo fuori.
Claudio Migliorini: “Vado Enrico, ocio che la birra comincia a scarseggiare!” Dopo aver piantato un chiodo (l’unico di oggi…lasciato in parete!) titubante traverso verso sinistra; inizialmente non mi è proprio così chiaro dove passare, e in più la fatica comincia ad annebbiarmi la mente. Mi ritrovo qualche metro sopra il rinvio, tra le mani una “buona” presa, sghiso più volte …. il tempo passa inesorabile. Per scaricare un po’ la tensione tra me e me penso al messaggio di Cristiano: “Domani vai tranquillo, il cecchino ha preso ferie, puoi rimanere attaccato alle prese fin che vuoi!” . Raccolgo le ultime energie rimaste e parto, raggiungo la fessura, piazzo un friend e … inevitabilmente mi ci ritrovo appeso! “Che legna sto tiro!”
Son le 20, il sole è ormai basso all’orizzonte e noi siamo in cima, una stretta di mano, un abbraccio, gli occhi brillano; lacrime di gioia e stanchezza! E’ stata una lunga giornata, intensa, ricca di fatica ed emozioni. Il sole ora scompare e a noi piace pensare ci stesse aspettando! Un colpo di telefono a Nicole, salita al pomeriggio al Torrani: “Siamo fuori, tra mezz’oretta arriviamo!” Ma passando nei pressi dell’uscita della cengia del miracolo decidiamo di “aspettare” qualche ritardatario; cosi arriviamo al Torrani poco prima di mezzanotte con al seguito i “Mexicani”. Tutto è ormai spento, due colpi alla porta della cucina. Venturino esce con un paio di birre, un poco assonnato: “Bèh, non dovevate arrivar qualche ora fa!?” Nel silenzio si festeggia con un pò di pane e formaggio. “Ragazzi, è ora di dormire! Il sole leva in fretta domani”. Il rifugio è strapieno, ma “Ventura” un po’ di qua e un po’ di la ci sistema tutti: che mito! Anche se purtroppo siamo arrivati un po’ tardi, la sua accoglienza è sempre spettacolare. L’indomani mentre scendiamo col Civetta alle spalle, un pensiero ci tormenta: “Il ‘Ventura’ era proprio indaffarato! Ma lo avremo disturbato troppo stanotte?” Conoscendolo sicuramente no, ma un pretesto per tornare a ringraziarlo a noi serviva, magari qualcosa di “veloce”, bello e con arrampicata su roccia buona, magari una sua via tipo “Wiva Mexico Cabrones”!
Enrico Geremia: L’appuntamento è per il venerdì della settimana seguente, al rifugio Coldai. Questa volta anche Andreino (Andrea Simonini) è della partita, in tre sarà uno spasso, divertimento assicurato! L’indomani alle luci delle frontali siamo all’attacco. Dobbiamo esser veramente veloci, nel tardo pomeriggio prevedono nubifragi, ma per uscire in giornata confido un po’ nei vaghi ricordi di quando la percorsi con Cristiano in terza ripetizione nel 2007 ma soprattutto nella velocità dei miei compagni. Tra una foto, un video, qualche battuta scherzosa, raggiungiamo la cengia del Miracolo; non sono ancora le 16, ci meritiamo una pausa. Il meteo intanto sta cambiando, ma la fuga per la cengia non è nemmeno contemplata. Claudio riprende il comando; cominciano a scendere le prime gocce, ma non si lascia intimorire, sembra non sentirle nemmeno. Usciamo in poco meno di 12 ore (non sono ancora le 18:00), accompagnati da una “leggera” grandinata. Subito un sms: “Siam fuori! fuoco ai fornelli e preparate le birre!” Arriviamo al Torroni avvolti dalle nuvole, ma il Ventura?
Ad un tratto la porta si spalanca, in mano ha una bottiglia di birra ben agitata, ci corre incontro e … il resto come da copione! La serata viene annaffiata dalle birre e dalla simpatia del Ventura che ci stupisce con i suoi racconti. Da ogni sua parola si respira la passione per la montagna e fa rivivere emozioni e gioie provate con i compagni di tante scalate. Che sia da una delle incredibili vie della nord-ovest, per l’Alleghesi o per la normale, non importa, il consiglio nostro è di salire a questo fantastico nido d’aquile, per provare in primis l’accoglienza e l’ ospitalità di questa straordinaria e appassionante persona. Grazie Venturino!
Claudio Migliorini
Enrico Geremia